Il Giardino Incantato – Marcello Cammi

  quadro In una sera di novembre del 1994 Vittorina Grassi, moglie di Marcello Cammi, si rivolge alla trasmissione “Chi l’ha visto?” di Rai 3 per tentare ogni strada pur di ritrovare il marito, pittore e scultore di Bordighera scomparso da giorni inspiegabilmente. Non è l’inizio della storia di Cammi questa, neanche la fine. La sua vita iniziata molti anni prima, il 14 aprile del 1912 a Sanremo, è costellata di sofferenze e sacrifici, come quella di tante persone che son cresciute attraverso le guerre; fame, stenti, campi di concentramento, fucile in mano contro ogni convinzione personale ed ogni ideologia per perseguire folli ideali di pochi. Immagini di sofferenza, violenza, rassegnazione che impressionano la sua anima semplice e sensibile; in breve tempo l’arte, la scultura e la pittura diventano il mezzo, lo sfogo attraverso le quali riversa all’esterno angosce e paure.  E’ nel 1956 che il maestro Giuseppe Balbo si accorge che Marcello è un artista istintivo e spontaneo di notevole spessore e lo invita al concorso “Cinque Bettole” che vince con grande successo. Il suo stile lo avvicina molto a Ligabue e Van Googh, anche se la vedova disconosce ogni parallelo. Scorrono sul video le immagini della anziana donna, signorile e speranzosa, che esorta a continuare le ricerche; Marcello soffre di alcune crisi di memoria e potrebbe essersi allontanato dalla città vagando chissà dove. Mentre lei risponde con composto dolore alle domande della reporter, le telecamere inquadrano il percorso che dall’abitazione conduce al torrente adiacente, mostrando un incredibile susseguirsi di statue in cemento, volti affranti e sofferenti, corpi di uomini prigionieri, animali, in un susseguirsi armonico ma allo stesso tempo inquietante. Viene lentamente a galla la personalità forte, intensa di un artista conosciuto da pochi locali, ma la cui arte è potente, emotivamente coinvolgente. E queste brevi immagini che servono da cornice ad un servizio televisivo con tutt’altra mira, catturano l’attenzione del pubblico in ascolto. L’epilogo è triste, Marcello Cammi viene trovato quindici giorni dopo la sua morte nel cimitero della città, all’esterno per la precisione, in un fossato. Pare che attardandosi sulla tomba del figlio sia rimasto chiuso all’interno e sia deceduto cadendo nel tentativo di scavalcare un muretto. Questa è la fine dell’uomo, triste come parte della sua vita. Non la fine della sua arte. Quel giardino magico che lui ha creato in tanti anni di paziente lavoro testimonia la sua creatività e diventa interesse di turisti italiani e stranieri. Centinaia di statue realizzate in cemento trattato, in un susseguirsi armonico. Soprattutto i francesi, amanti della Art Brut. Molti dei suoi quadri sono stati acquistati da loro e, quando era in vita, da persone del luogo che li ricevevano in pagamento di lavori di idraulica o edile. Una produzione incredibile, prolifica e tutta di qualità. Marcello lavorava ore ed ore, ininterrottamente. Ricorda Vittorina che certe notti lo sentiva alzarsi e scendere in giardino, in quel mondo di cemento per incontrare i suoi fantasmi, i suoi ricordi, dando loro forma e sostanza. Parlo con Marco Farotto, artista scultore molto amico della famiglia. “Il vero dramma” mi racconta “avviene un triste giorno, nel settembre 2006, quando un’alluvione che mette a soqquadro tutta la città, ingrossa all’inverosimile il torrente ed i tronchi trasportati a valle dalla forza dell’acqua, demoliscono parte delle opere realizzate sul greto del fiume”. “Tutto torna al mare…” aveva detto un giorno Cammi, quasi profeta di un destino che si sarebbe compiuto. Ma il danno vero, lo scempio, fu fatto successivamente quando, per mettere in sicurezza l’alveo del torrente, il comune ordinò di bonificare la zona con una ruspa senza particolari attenzioni.  Un gran numero di opere vennero distrutte, altre danneggiate, alcune salvate e portate in un terreno nei pressi della città dove risiedono tutt’ora protette da un telo di plastica. Di Marcello Cammi non si parla più, perlomeno nella città che lo ospitò per tanti anni. Alcune delle statue rimaste ancora in loco vengono saccheggiate, portate via. Resta una traccia, un pensiero sottile come un filo ma robusto come l’acciaio. L’amico Farotto, in accordo con un regista di importanza nazionale, Piero Farina e la moglie dello stesso, Marisa Fogliarino, si impegnano per creare un documentario e riescono a realizzarlo, a loro spese. Nasce così “Alla ricerca del Giardino Incantato”, un filmato dalle splendide immagini di quel regno primitivo ed intatto in cui il percorso tristemente volge alla fine disastrosa di tutto quel immenso capitale artistico. Anche il filmato giace in un cassetto per anni, poi un po’ per la volontà di alcuni amici un po’ perché forse il destino doveva compiersi in quel momento, viene proiettato una prima volta, a maggio del 2013, nel teatro Zeni, in una elegante ed attrezzata sala di Bordighera. Vengono anche esposte alcune opere della collezione privata di Marco Farotto e inaspettatamente la sala si riempie, una buona parte della cittadinanza legata all’artista ed alle sue opere compostamente assiste alla proiezione ed partecipa alla discussione seguente. Nei giorni successivi ci sono le elezioni comunali ed ecco che il 24 giugno 2013 viene organizzata una seconda proiezione alla quale partecipa buona parte del consiglio comunale ed un gran numero di cittadini, commossi e felici di sentir dire dal sindaco parole rassicuranti sul destino delle opere rimaste. Ed è così che un seme di intesa nasce tra la dottoressa Annalisa Scarpa, direttrice di Villa della regina e custode della Collezione Terruzzi, pregiata location di importanti mostre d’arte, ed il Sindaco neoeletto per la ricerca di una possibile collaborazione. La storia di Marcello Cammi non si conclude qui, forse inizia un nuovo capitolo. Il piccolo e baffuto artista, spesso bistrattato, trascurato, sottovalutato ma mai deriso avrà il suo riconoscimento; il Giardino Incantato avrà nuova vita.

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