“Non ti dimenticherò mai, torno presto…”. Disse così lasciando in quell’ultimo bacio una promessa d’amore eterna, prima di salire correndo la stretta passerella, senza dimenticare di fare il saluto militare alla bandiera. Si voltò un attimo ancora, per poi sparire nel boccaporto che portava alle cabine sottoufficiali. Avrebbe dovuto montare la guardia dopo pochi minuti e non c’era nulla che avrebbe impedito la sua proverbiale puntualità. Il fischio del nostromo sancì il momento del cambio della guardia al quale, in ordine perfetto secondo l’etichetta, ogni marinaio ed ogni ufficiale sapeva esattamente cosa fare. Era una nave ammiraglia, modello ed esempio per tutta la marina ed anche quel dolce sapore rimasto sulle labbra non era in grado di distrarre un Sottoufficiale di Marina della superportaerei George Washington. Mentre con la coda dell’occhio riconosceva a terra in banchina i contorni di chi gli aveva scaldato il cuore tutta la notte, impartiva ordini ai suoi subalterni affinché le manovre per salpare l’ancora scorressero senza intoppi. “Sergente Cameron, alle manovre di prora…” tuonò la voce del Nostromo dal megafono in coperta. Come comparse abili di un film, ogni militare sapeva cosa fare, come muoversi, trasformando la coperta in una scacchiera dove ogni pedina faceva la mossa corretta. L’enorme portaerei iniziò a muoversi lentamente, mentre i suoi possenti motori nucleari cedevano un numero infinito di cavalli alle gigantesche eliche. Man mano che la nave prendeva il largo, la tensione a bordo si allentava e la banchina ormai lontana sembrava brulicare di minuscole formiche. Andrea Cameron guardò ancora una volta verso terra cercando di scorgere per l’ultima volta quegli occhi scuri come la pece, quel profumo di vaniglia conturbante, bene prezioso, spezia d’amore. Ma oramai il rumore dei motori, le urla dei gabbiani nella scia di prora e l’odore del salmastro cancellavano ogni traccia di legame con la terra ferma. Chi nostalgico si ritirava in cabina, piangendo sotto le lenzuola senza farsi sentire o passava ore al bar trangugiando Whiskey rigirandosi per le mani la foto dell’amata, non era un vero marinaio. Probabilmente era imbarcato per bisogno, per la delusione di un perduto amore o per qualche altra ragione. Ma non gli scorreva nelle vene quel sangue multicolore che solo i marinai hanno. I marinai di lungo corso, intendo, quelli che quando le grosse gomene che legano la nave alla banchina vengono ritirate e la nave si stacca dal porto, abbandonano ogni legame con la terraferma ed il ricordo degli affetti si congela, si attenua sempre più mentre la nave si allontana ed il loro cuore, a spicchi come un’arancia, cambia colore, come il sangue che lo attraversa. Partono per viaggi che durano mesi, passano notti a scrutare il cielo, a sognare amori, per poi svegliarsi un giorno in un porto di cui non comprendono la lingua, ma sanno riconoscere, una volta a terra, dove trovare l’amore, il piacere, il bar dove fumare o dove fare a cazzotti per una notte intera. Nomadi, cittadini del mondo, vivono una notte, un mese in un luogo e poi vengono inghiottiti dal mare d’altura che lava le loro viscere, i loro peccati, i loro sessi provati e curiosi di emozioni nuove. Il fascino che li accompagna non ha limite, sono belli, profumati di salmastro, dolci ed appassionati sin quando sono liberi ma terribili ed implacabili quando è ora di partire. Irresistibili per chi a terra vive ogni giorno uguale all’altro, sempre negli stessi colori, gli stessi odori. Le femmine rischiano di farsi ingravidare; portano sangue nuovo, sano. Le prostitute sanno che hanno denaro ma anche passione. E regalano a tutti un sogno eterno che dura un giorno, una promessa, un volo di gabbiano. Quante volte Andrea aveva provato quell’emozione, quando suo padre andava via e sua madre piangeva, ogni volta sempre un po’ meno. Andrea no, le sue lacrime erano calde come la prima volta e non bastava il tempo a placarle. Un giorno quelle lacrime diventarono eterne, suo padre non tornò più. Aveva promesso, come ogni altra volta, “Torno presto…”dandole un bacio sulla bocca. Sua madre non ci credeva più, ma lei si. Giurò che avrebbe cercato quell’ultimo baciò ovunque, sapendo di non trovarlo mai più. Appena le fu possibile entrò in accademia e poi cercò di conquistarsi con merito l’imbarco più ambito. Andrea Cameron, ventisette anni. Unica figlia dell’Ammiraglio George Cameron e Linda West, giurò alla Marina Militare Statunitense eterna fedeltà. Fu l’unica promessa che mantenne, perché sulle labbra di ogni amante che incontrava nei porti di ogni città, lasciava una promessa da marinaio per restituire ad ogni uomo che amava una delle illusioni effimere che suo padre aveva regalato a lei. Il suo sangue era assolutamente multicolore come quello di ogni vero marinaio ed anche quel bacio e quella promessa fatta al giovane creolo
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