“Quando sarò grande voglio vivere al mare!”. Stretta tra papà Bauso e mamma Arenaria, Sassolina fremeva ai primi brividi dell’inverno incalzante che già aveva ricoperto le loro cime di fresca e candida neve. Bianche striature di quarzite attraversavano i suoi fianchi, risplendendo al sole i cui raggi si insinuavano tra le crepe formatesi nei lunghi inverni delle ere glaciali, ormai un lontano ricordo perso nei tempi per tutti, tranne che per quelle montagne in cui i riferimenti temporali non avevano nulla in comune con il resto degli esseri viventi di quell’incantevole scenario. Già, il tempo che scorre, per le rocce, per le montagne e per il “mondo minerale” è una dimensione che non segue le leggi che tutti noi conosciamo. Sassolina era una montagna, una cima appuntita dai costoni ripidi nata in un tempo molto lontano quando un terremoto l’aveva separata da Bauso, suo padre, austero monte dalla cima arrotondata e Arenaria, una madre friabile dalle mille stratificazioni che racchiudevano migliaia, milioni di anni di storia depositata e fossilizzata. Arenaria si era sollevata dal fondo di un oceano durante un movimento della crosta terreste e aveva portato con sé il sapore dei grandi fondali, della loro vita animale e vegetale e venendosi a trovare vicino a Bauso, granitico e solido come solo un grande monte sa essere, lo affascinò incantandolo con racconti di mare, quasi fosse una sirena ammaliatrice e da quel legame, da quel forte sfregamento e tanta pressione, nacque Sassolina.
E’ per noi di difficile compressione quale significato abbia il tempo per le rocce e come loro calcolino gli anni, che in realtà non esistono. Loro, i monti, i sassi, calcolano gli eventi, null’altro. Alle volte tra un evento e l’altro passano migliaia dei nostri anni, altre, come avviene con i terremoti, poche ore. Ma per loro, le rocce, sono eventi, uno dopo l’altro. Il tempo come lo intendiamo noi non ha senso.
Non è questa del tempo l’unica particolarità che fa differente la vita delle montagne! Loro, quando nascono, sono grandi, enormi, quasi infinite. Poi, in seguito agli eventi, crescono, invecchiano, diventando più piccole, sgretolandosi, dividendosi in sassi e iniziando un lento percorso che le porta a ridursi in piccole pietre, in sassolini ed infine trasformandosi in sabbia, in polvere.
Ma che tutto questo non ci tragga in inganno; la varietà degli eventi e la differente reazione dei vari composti agli eventi stessi fa sì che il destino delle rocce sia vario. Alcune son rimaste là dove si son formate, altre si sono frantumate in mille parti, portate lontane dai ghiacciai.
“Vedrai che anche tu riuscirai ad arrivare laggiù, a farti coccolare dalle onde, cantando con le altre al suono delle mareggiate e poi a farti scaldare dal sole o a risplendere con il chiarore della luna”. Arenaria sentiva l’impaziente desiderio di Sassolina. “Verrà il tuo evento, piccola, sarà emozionante vederti partire”.
Suo zio, il vecchio Masso Errante, si era staccato due glaciazioni addietro e spinto dal ghiacciaio aveva raggiunto una pianura nel mezzo della valle che poi si era trasformata in un grande e verde pascolo. I pastori gli avevano attribuito poteri magici e lui non aveva fatto nulla per smentire questa diceria. Anzi, orgoglioso di tutta questa celebrità, si gongolava quando la domenica la gente si sedeva alla sua ombra per fare pic-nic e in molti ne toccavano il fianco convinti di attingere energia e potenza. Quando si era staccato dalla catena montana aveva lanciato un’ultima occhiata verso Sassolina, gridandole “Ti aspetto, nipotina, appena è il tuo evento, raggiungimi in valleeeeee…”. Ma il grande frastuono che segui coprì la risposta di Sassolina: “ Arrivo, arrivo…”.
Il momento venne, anzi, l’evento arrivò. Una infiltrazione d’acqua che aveva scavato il lato ovest di Sassolina, si era intrufolata in profondità, aggirandola verso est lato monte e come l’inverno divenne particolarmente rigido, si trasformò in ghiaccio aumentando di volume, facendo leva e muovendo inesorabilmente la cima. Sassolina provò un brivido di emozione, sentiva che il suo evento stava arrivando e il suo grande viaggio sarebbe iniziato a breve. Passarono altri due, dieci, cento inverni e centimetro dopo centimetro la parte alta della montagna si spostò in avanti. Papà Bauso serio guardava sempre l’orizzonte, non riusciva a comprendere questo desiderio della figlia. Per lui l’idea di cambiar luogo non era un sentimento ambito. Arenaria invece sorrideva felice, ma senza farsi vedere. Lei adorava i cambiamenti, le novità, il susseguirsi delle ere geologiche che portavano a nuovi assetti della crosta terrestre. Aveva ancora vivo il ricordo di quando le due faglie nel sottosuolo si erano incontrate e lei si era sentita sollevare con vigore, contorcendosi, spezzandosi, mostrando al cielo le parti interne nascoste da millenni. Migliaia di rocce erano rotolate sui suoi fianchi, producendole un sottile e fragoroso solletico, nuove grotte e anfratti si erano creati, per poi crollare su se stessi a loro volta. Le viscere della madre terra non si erano aperte così nel profondo da portare in superfice la linfa vitale, quella che aveva generato tutto e tutti loro, tra fuoco e lapilli, come era successo altrove, ma comunque una grande, immensa forza aveva sollevato fondali marini trasformandoli in montagne, sconvolgendo e trasformando tutto il mondo circostante. Il ricordo vivo di quelle emozioni erano ben presenti e anche lei aspettava con ansia l’evento di Sassolina, il momento in cui sarebbe iniziato il suo viaggio, la sua grande trasformazione.
Poi, una mattina di fine dicembre, mentre il sole tardava ad alzarsi assonnato in quel rigido inverno, un brivido mai provato iniziò ad avvolgere la base di Sassolina. Mamma Arenaria socchiuse gli occhi e la guardò in fronte. L’Evento, il magico evento era arrivato…