Agos, Ciccina e l’allergia sparita

certosino_705x274La storia che mi ha raccontato Giulio, amico con il quale ho condiviso il tempo del servizio di leva in Marina Militare, doveva essere lo spunto per creare un racconto nuovo, da dedicargli. Ma leggendo la sua mail mi sono trovato lentamente catturato dal suo racconto, che è anche quello della sua vita, nel susseguirsi degli anni, delle vicende simili a tante altre che ognuno di noi potrebbe raccontare, ma unica come la vita di tutti noi. Ed è così che rigo dopo rigo mi è sembrato di percorrere quel tempo vicino a loro, incantato dall’armonia e dall’amore che sempre regna la dove l’amore ha trovato casa.

In queste case, quasi sempre, c’è un divano, un letto o un tappeto sul quale un gatto dorme raggomitolato su se stesso, raccogliendo i pensieri di tutti, le emozioni e le sorprese, per proteggerli nel suo incredibile universo.

Un Principe dagli occhi di smeraldo, la cui storia è sempre speciale.

Ho deciso così di ricopiare il racconto come Giulio me lo ha spedito e dedicargli uno spazio tra i miei racconti, senza nulla aggiungere e nulla togliere al suo scritto, se non questa piccola presentazione.

“Abitavo a Bari con la mia famiglia, composta da Adele, mia moglie, Giovanna, la mia bambina piu’ grande, ora sposata e che mi ha reso nonno da un anno, Giuseppe, il nostro secondogenito, anche lui ora sposato e Giulia, la nostra terza figlia, che ora ha 26 anni.

Adele ha una sorella che faceva la veterinaria non solo per professione, ma davvero per passione; ho sempre pensato (e qualche volta gliel’ho anche esternato) che distribuisca il suo amore sulle creature viventi con un forte sbilanciamento a favore delle creature animali piuttosto che sugli umani. Magari in qualche caso non ha neanche torto.

La famiglia di mia moglie, fin da quando lei era una ragazza, aveva un rapporto particolare con i gatti: quando l’ho conosciuta in casa di Adele spadroneggiavano tre siamesi, oltre a qualche ospite randagio che ogni tanto veniva a pasteggiare con loro provenendo dal cortile condominiale, facilitato dalla circostanza che avevano un appartamento al piano terra.

Io ho sempre frequentato quella casa, naturalmente, prima di sposarci e i gatti non mi avevano mai dato alcun fastidio, ma, stranamente, dopo un periodo di assenza dovuto al servizio militare ed il matrimonio, ho sviluppato improvvisamente una forma di allergia fortissima al pelo dei gatti: ogni volta che mi trattenevo piu’ di qualche minuto in quella casa cominciavo a starnutire, il naso perdeva e – nonostante gli antistaminici che prontamente assumevo – mi si chiudeva la glottide. Unica maniera per liberarmi dei sintomi era quella di darmi precipitosamente alla fuga.

In quel periodo avevo acquistato con i miei risparmi una piccola villetta a Cassano Murge, vicino alla Pineta chiamata Foresta Mercadante, nei pressi di Altamura. l ragazzi erano ancora adolescenti e Giulia una bambina e – come e’ naturale – gli incontri con i piccoli animali da portare a casa in quel periodo, si sono naturalmente moltiplicati, date le circostanze.

“Papa’, papa’, che bel musino questo gattino!!!  Lo portiamo a casa? eddaiiii, non dire di no, hai visto che bel manto bianco e nero che ha?”….Inutile dire che significava per me essere costretto ad uscire di casa appena il dolce gattino fosse entrato, vista la mia allergia…. Ma loro…. nulla!!  “…eddaiiii papa’, ti promettiamo che lo cureremo noi, gli daremo da mangiare e puliremo la lettiera due ed anche tre volte al giorno!!!!  ”  Guardavo Adele negli occhi in cerca di aiuto, ma….i suoi occhi dicevano PROVIAMO…

Va bene, pero’ bagno e camera da letto sono off limits per il nostro nuovo ospite!!!!  

… Non funziono’: inutile cercare di dare limiti ai gatti, il padrone di casa e’ lui, non tu.

Fummo costretti a portarlo a casa di mia cognata, dove avrebbe trovato ospitalita’ e noi avremmo potuto andarlo periodicamente a trovare: in effetti Cesare avrebbe fatto una eccellente compagnia ad Omero, il loro gatto rosso cieco.

Tempo due mesi e la storia si ripete: i bambini si coalizzano di nuovo insieme alla mamma e portiamo a casa Agos, un maschietto dal pelo del colore grigio-acciaio dei certosini, un trovatello dell’apparente eta’ di un anno, bellissimo. Come fare a dire di no? Stesse raccomandazioni e…. MIRACOLO: non so come sia successo, probabilmente e’ stato l’effetto delle sollecitazioni che Cesare aveva dato ripetutamente al mio organismo, ma le manifestazioni allergiche cosi’ come erano arrivate, sono magicamente scomparse!! Ho sentito parlare della medicina omeopatica, magari sto dicendo una sciocchezza, ma devo aver assorbito da Cesare delle piccole dosi del componente che dava malessere al mio organismo e, ripetendo per qualche tempo la “terapia” involontaria, devo essere riuscito ad immunizzarmi.

Cosi’ fu che Agos divenne il nuovo padrone di casa mia, inutile dire che aveva accesso dovunque, salvo che fuori dal portone di casa; abitiamo al quinto piano di un condominio in zona quasi centrale a Bari e non abbiamo accesso a cortili.

Lo portammo dal veterinario che provvide a sverminarlo e ci consiglio’ di sterilizzarlo, visto che era dell’eta’ giusta e che avrebbe dovuto vivere costretto in casa. Il veterinario ci confermo’ che Agos aveva il pelo da certosino ma non era un gatto certosino di razza, infatti i suoi occhioni erano di colore verde brillante e non dell’arancione caratteristico di quella razza. 

Agos si ambiento’ prestissimo in casa, giocava con tutti ed aveva preso possesso del luogo con l’atteggiamento del gatto che – sicuro del fatto suo – ci invitava a lasciare la casa alle sue cure, qualora fosse stato necessario, lui avrebbe pensato a tutto; sorvegliava il volo dei colombi che all’interno del condominio osservava attentamente dalla veranda a specchio ad altezza intera che abbiamo dal lato della cucina e scacciava i passerotti che si posavano in cerca di qualche mollichina sui fili della biancheria sempre dallo stesso lato della casa.

Lo portammo dunque a sterilizzare. In due giorni si riprese benissimo e sembrava tutto perfetto, quando Adele mi telefono’ al lavoro e mi informo’ che Agos era caduto dal balcone della cucina ed era precipitato per tutti i cinque piani. Ricostruimmo cosa probabilmente era successo: Adele era uscita ed aveva lasciato, come di solito, la finestra della veranda socchiusa per il ricambio di aria in casa; la veranda e’ stata realizzata a filo del balcone esterno della cucina ed Agos era solito uscire e passeggiare sul filo del balcone in nostra assenza; non sappiamo se la finestra si sia chiusa spingendolo e facendogli perdere l’equilibrio oppure lui stesso avesse cercato di acciuffare qualche volatile imprudente (qualcuno dei conoscenti poi ha malignato suggerendo che si potesse esser trattato di un tentativo di suicidio, vista la perdita dei suoi attributi mascolini recentemente avvenuta), fatto sta che Agos riporto’ la frattura del bacino e, nonostante i nostri timori, si riprese egregiamente, senza che fosse stato necessario alcun intervento chirurgico.  

Scampato pericolo, Agos aveva consumato una delle sue sette vite. Dopo qualche mese era capace di saltare sui ripiani in cucina e buttare giu’ le tazze per osservare come si rompevano, sentire le urla di protesta di Adele e sfidarla a dargli piu’ attenzione e giocare con lui quando lo voleva, a farsi le unghie sui tappeti persiani, sul rivestimento nuovo dei divani e sulle tende, giocare a fare il cavalluccio inarcando la schiena gettando una palla di carta per aria e riprendendola al volo ed a nascondersi negli armadi appena ne aprivi le ante passandoti fra le gambe senza che te ne accorgessi e facendoci passare brutte mezz’ore a cercarlo per tutta casa senza trovarlo, salvo a venire fuori con l’aria di dire: ma la volete finire di fare caciara? datemi i miei croccantini, ho un languorino…

Poi venne Ciccina.

Un veterinario amico di mia cognata aveva una gattina di razza certosina che aveva avuto una cucciolata: gattini di razza anche loro; lui cercava una sistemazione in una famiglia accogliente che avesse potuto dargli sufficienti garanzie che i cuccioli sarebbero stati curati ed amati. Questa volta non era necessaria alcuna battaglia, non avevo piu’ problemi di salute che potessero ostare ed Agos aveva trovato collocazione nel mio cuore, quindi andammo a ricevere questo regalo; erano presenti, oltre a mia moglie e sua sorella la veterinaria che ama gli animali piu’ degli umani, Giulia, mia figlia, allora tredicenne, e sua cugina Anna, di un anno piu’ grande.

I gattini avevano due o tre settimane di vita, erano stati vaccinati e sverminati e – con l’intesa che avremmo proseguito la profilassi insieme al suo precedente padrone – portammo via Penelope (Penny) e Trudy. I nomi erano stati scelti dalle nostre ragazzine, ma il proprietario della mamma ci ammoni’: “i nomi dei gatti vengono scelti da loro stessi” ci disse, vedrete che con il tempo ve ne renderete conto. Con Trudy fu cosi’, in effetti. Per Agos infatti cosi’ era stato, quel trovatello venne a stare con noi ad AGOSTO.

Era piccola, appena poche settimane, ma curiosa e vivace, affamata di vita. 

Trudy entro’ in casa, il regno di Agos, “Usurpatrice! Straniera! Non sei la benvenuta!” le soffio’ subito Agos, offeso anche nei nostri confronti!  Duro’ un paio di giorni cosi’, la piccola che si faceva sotto e lui che soffiava irritato ed infastidito da questo batuffolo intruso, poi la tensione comincio’ a stemperarsi e cominciarono a rincorrersi per tutta la casa; e fu proprio in questa fase che avvenne la tragedia: una domenica mattina, tutti in casa, le finestre e la porta dell’altro balconcino di casa, quello dove trovano posto le piante, tutte aperte. I gatti si rincorrono, prima Trudy che rincorre Agos (!!!), poi lui che la rincorre e, sotto gli occhi miei, quel figlio di una mamma gatta persa, la rincorre dirigendola verso il balconcino e si ferma a pochi passi dalla ringhiera mentre lei, piccolina, non riesce a fermarsi e, infilandosi tra le sbarre, vola giu’ dal quinto piano. Anche lei!!!

Ho ancora il dubbio che sia stato un atto voluto da parte di Agos, che aveva trovato cosi’ lo stratagemma per liberarsi definitivamente della indesiderata ospite.

Mi affaccio e vedo una macchia grigia inanimata sul selciato, mi piombo giu’ e recupero quel piccolo scricciolo: e’ morta, mi sono detto, la recupero; nella mia mano sembrava cosi’ piccola ed indifesa, vittima del (l’ex) maschio prepotente e prevaricatore. La depongo nel lavandino, era inanimata ed ho sentito in quel momento anche il caratteristico odore dei gatti morti, nauseabondo e terribile. Aveva picchiato forte il musino, perdeva sangue dal nasino, non molto a dir la verita’, ma secondo me era spacciata.

…. Eppure un seppur fioco respiro si cominciava ad avvertire. !?!?!?!!! Possibile???  Chiamiamo di corsa mia cognata, portiamo la gattina in studio veterinario, dove le fanno una radiografia e ce la restituiscono. Non possono fare altro, il trauma le ha fratturato in senso longitudinale la mandibola, la mascella ed ha creato una via tra bocca e naso a livello del palato: inoperabile e’ stata la sentenza. Se passa le 24 ore sopravvivera’, ma le rimarra’ questo handicap.

Sconsolati la portiamo a casa, dove siamo costretti, non senza una punta di angoscia, a metterla in una scatola vuota di scarpe preventivamente forata per consentirle il passaggio dell’aria perche’ aveva iniziato a girare in tondo su se’ stessa, segno di danno cerebrale.

Trudy riesce a superare la notte (per noi tutti insonne) e curata, nutrita con cibo liquido per qualche mese, consuma una delle sue sette vite ed e’ rimasta con noi per altri 13 anni, superando di slancio i problemi cerebrali, andandosene via quasi due anni dopo di Agos e conquistandosi il suo posto tra di noi. 

Si, intendo tra me ed Adele, nel lettone, quando, nelle sere fredde di inverno, con gli occhietti che si chiudevano, si sedeva davanti alla porta della camera da letto e ci chiamava, perche’ voleva venire a dormire tra di noi, allora andavamo a letto e lei aspettava fuori finche’ non si spegneva la luce, solo allora saliva sul letto e si poneva, a volte fuori dalle coperte, all’altezza dei piedi, a volte, se faceva davvero freddo, si infilava sotto le coperte tra di noi, scambiando il suo calore con il nostro.”

Il palato, pero’, rimase sempre aperto, con la comunicazione aperta tra naso e bocca ed il musino camuso. Quando mangiava, Trudy iniziava subito a starnutire sbruffando cibo dappertutto, e da allora si chiamo’ CICCINA.

 

Giulio C.