Sino a quando non colpisce la tua famiglia, il tuo giardino incantato, ne parli distrattamente, forse provando un pò di fastidio perché questa impotenza di fronte al contagio ti sembra impossibile al giorno d’oggi, dove con la genetica sembra si possa sconfiggere qualsiasi cosa, compresa la vecchiaia.
Poi una mattina esci di casa e ti accorgi che qualcosa non va, quella splendida chioma verde che ha sfidato mille intemperie ha una foglia pendente e la sera, quando rientri dalla giornata di lavoro, un’altra è messa di traverso, in procinto di cadere.
Allora, forse per la prima volta da quando se ne parla, ti guardi in giro, guardi il giardino del condominio davanti casa tua, metti a fuoco la collina di fronte. Come in un brutto incubo ti accorgi che il contagio è diffuso, che quasi tutte le palme attorno a te stanno progressivamente collassando.
Alcune hanno la chioma che ricorda i capelli di un barbone appena alzato e non è che il fantasma di quell’orgogliosa e vitale palma Canariensis di cui tutto il quartiere andava orgoglioso.
Una specie vivente, simbolo della nostra città è in pericolo o forse, come è più corretto dire, è in rapida estinzione e nulla viene fatto a sua tutela. Dicendo nulla intendo dire che l’unica soluzione risulta l’amputazione o l’abbattimento progressivo delle piante attaccate da quel terribile ed implacabile coleottero conosciuto come punteruolo rosso, importato accidentalmente da qualche coltivatore “distratto” e poco informato che nel 2007 ha attaccato e distrutto le prime due palme Canariensis, diffondendo rapidamente le sue larve di chioma in chioma.
Cerco su internet informazioni, leggo di interventi preventivi, iniezioni, trappole per le larve e così via. Il problema non è solo di Bordighera, è diffuso in tutta la Liguria e tutta l’Italia.
Il terribile insetto non ha nemici naturali, come avviene nei suoi luoghi di origine, e quindi si riproduce indisturbato. Mi viene la fantasia di poter addestrare in laboratorio generazioni di topi per poi farli vivere tra le chiome, per cibarsi delle larve. Irrorare le piante di anticrittogramici adeguati non pare né conveniente né salutare, anche se vedo spruzzare le coltivazioni di mele o altro senza timore.
Ma possibile che non si possa fare proprio nulla? Ho letto che il Comune ha incontrato Ferry, esperto francese, e pare qualcosa si stia muovendo. Perché diciamolo chiaro: forse non è possibile fare niente, ma almeno salviamo la faccia facendo il possibile, come faremmo per il cane di casa prima di lasciarlo andare con un’iniezione letale per non farlo soffrire.
Ma ci interessa davvero di questo splendido simbolo di vita ed energia? Io intanto, seguendo le direttive ricevute, ascolto il macabbo canto del trituratore che assieme alle larve miste alle foglie appena tagliate tritura e distrugge i ricordi del giorno in cui, mio padre, tornando a casa dal mercato dei fiori con la giovane Canariensis piena di vita, mi chiamò in aiuto a scavare la buca dove aveva scelto di piantarla e mentre le davamo dimora mi raccontò la storia di Sant’Ampelio arrivato dalla Tebaide con i datteri in tasca.
Chi lo sa cosa ne pensa il Santo di questa storia, lui sicuramente il punteruolo avrebbe fatto attenzione a non portarselo dietro. Intanto a noi resta il compito di trovare un nuovo aggettivo alla nostra Bordighera, perché presto diventerà beffardo chiamarla ancora Città delle Palme.
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