Storie di mare, avventure sopra e sotto la sua superficie mi è capitato di raccontarne tante, perché tante ne ho vissute e tutte molto belle e intense. Il mare mi ha saputo dare un senso non terrestre della vita, un piacere avvolgente e materno alle volte, altre forte e maschile contro cui combattere con onestà. Ed ogni volta ne sono uscito arricchito in qualche meandro della mia personalità, verso quella ricerca del vero e dell’essenziale a cui credo o perlomeno vorrei tendere sempre. Questa volta però vorrei raccontare di un’avventura mai vissuta, un’avventura che mai più potrà vivere e di cui la terra, con le sue regole fredde, inesorabili, non ha permesso si consumasse. Vorrei parlare di un amico che non ho avuto il tempo di poter conoscere a fondo, perché il suo destino lo ha portato via anzitempo, un amico con il quale, se avessimo parlato di mare invece che di altro, avremmo guadagnato un sacco di tempo e saremmo riusciti a darci qualcosa, invece che togliercelo. Voglio parlare di claudio, morto la settimana scorsa, Claudio che mi era stato annunciato come un amante delle cose di mare. Claudio con cui andare il mercoledì in piscina ad affiatarci per organizzare favolose immersioni. Amava pescare e come me pescava ciò che avrebbe poi consumato, non di più. Amava sentirsi nell’acqua come in un gioco, facendosi attorniare dai pesci più curiosi e come in un gioco credeva di volare quando si immergeva, quando risaliva. Quando era sotto lasciava i suoi problemi alla terra, al mondo “esterno”. Aveva i suoi calzari, di sicuro, ai quali era affezionato e le sue bombole, il suo boccaglio. Sognava, come me, un computer da mettere al polso, dal quale avere ogni informazione possibile, ma come me si poteva solo permettere le tabelle di immersioni. E si accontentava di quelle. Io credo, spero, che quando la sera qualcuno dei suoi pensieri peggiori lo angosciavano, trovasse rifugio nel ricordo di un’onda che si frange sugli scogli, di uno scorfano che goffamente si rintana tra le alghe, del vento di mare che sa solo di sale e libertà: io penso, ma non lo so se è vero perché con lui di questo non ho avuto il tempo per parlarne e mai più potrò farlo, in questa vita. Le poche volte che ci siamo incontrati abbiamo parlato di altro, altri problemi ci tenevano in contatto. Eppoi, come spesso accade per le cose che si amano molto, si è un po’ gelosi delle proprie emozioni e le si raccontano a tutti tranne a quelli che sai che le possono capire, che le provano esattamente come te. Claudio vuole che le ceneri del suo corpo vengano gettate a mare, che questa terra per lui ingiusta, pesante, difficile, non abbia il diritto né la dignità per accogliere il suo corpo. Claudio sa che il suo spirito vivrà in eterno, catturato da un gabbiano che lo porterà in alto nel cielo ogni mattina e con lui si immergerà ogni volta per catturare un pesce, così come accade per lo spirito di tutti coloro che hanno amato il mare, anche standone lontano. Così spero un giorno accada a me. Per ora il peso di affrontare la prossima immersione, chissà quando, in quel mare che adesso è anche lui.
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