Il Grande Mago

Il grande Mago si annoiava molto quella sera.

Era tempo oramai che non apriva il Libro dei Destini, era tempo che non giocava con gli uomini.

Indugiò alcuni istanti, con il braccio teso appoggiando l’indice rugoso sul dorso della copertina in cuoio antico, pensando se quella era la sera giusta.

Guardò fuori dalla finestra; il cielo era terso, illuminato dalla luce del sole, intensa, esuberante e gioiosa.

Fu infastidito da tanta irruenza, gettò le tende contro la finestra.

Si, era quella la sera giusta per giocare con gli umani destini.

Prese il libro con le due mani, si sedette sulla poltrona accanto al camino e, guardando il soffitto con i grandi occhi umidi,

scelse a caso una pagina.

Aprì il libro lentamente. Dai fogli socchiusi uscì, sottile, il profumo freddo del mare d’inverno.

Con estenuante lentezza appoggiò l’antico manoscritto sulle ginocchia e, con l palmo della mano, distese con cura i fogli, prima il destro, poi l’altro.

Da questi, aperti come un girasole al primo sole del mattino, uscii il rumore dolce delle omde sulla battigia.

Da lontano giungeva il vociare di bambini e lentamente sulle pagine comparvero le immagine di quel momento; da prima offuscate e poi via via più nitide.

Il vecchio si toccò il naso, cercò il fazzoletto nella tasca e si asciugò gli occhi; nella sua mente si definì nei dettagli la scena che il libro, L’Antico Libro dei Destini Umani gli stava mostrando.

Una spiaggia di sassi, un uomo ed una donna stavamo seduti in riva al mare. Lei poggiava la testa sulla spalla di lui, e si scaldava le mani nella sua giacca.

Poco lontano un bambino correva, assieme al suo cane, badando di non farsi catturare dalle onde, indugiando ogni volta di più sulla sabbia bagnata.

L’uomo sorrideva, accarezzando i capelli di lei, sussurrando parole dolci.

Lei lo guardava con amore ed, a sua volta, ricambiava il sorriso, tornando a seguire il gioco del bimbo con il cane.

Il vecchio prese la penna, intinse il pennino nel calamaio di inchiostro nero e fece cadere le goccie di troppo con un lieve colpo.

Portò la penna sul foglio.

Voleva tracciare una riga, un breve tratto su quell’immagine, ma non sapeva chi scegliere.

Esaminò il cane, ma correva troppo, veloce, e con lui il bambino. Guardò l’uomo, e ne ebbe timore.

Il suo sguardo limpido sembrava potesse incrociare gli occhi el grande vecchio; se ciò fosse successo il libro sarebbe sfuggito dalle sue mani, non poteva rischiare tanto.

Fissò la donna, la sua nuca, le sue spalle. Posò la penna su di lei e con estrema dolcezza tracciò una riga nera, leggermente obliqua.

Lei avvertì un brivido freddo, si strinse ancor di più al suo uomo.

Lui l’avvolse con l’ampio braccio.

L’inchiostro si adagiò tra le fibre del foglio.

Il vecchio socchiuse gli occhi, posò la penna a lato del calamaio, osservò le pagine che continuavano per il loro corso.

Chiuse il libro, lo rimise nello scaffale stracolmo di polvere antica.

Reclinò il capo sulla poltrona, si copri il ventre e le gambe con una coperta:

aveva giocato, ancora una volta, con il libro dei destini, ed aveva scelto, per Lui.

Valerio

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